Traumatologia

Traumatologia

La traumatologia cranio-maxillo-facciale è la branca della medicina che si occupa dei traumi del distretto maxillo-facciale. Un trauma è un evento violento in cui la forza vulnerante supera la resistenza delle ossa, causando una frattura. Sotto il profilo epidemiologico, i traumi sono la prima causa di morte al di sotto dei 40 anni e la quinta causa di morte nella popolazione mondiale; possono essere distinti in stradali, sportivi, balistici o accidentali. I traumi possono interessare tutti i settori anatomici; i più frequenti sono quelli a carico del terzo inferiore del cranio, in particolare della mandibola, con una frequenza intorno al 36%. Seguono poi i traumi del terzo medio e superiore del cranio, come le fratture del mascellare, le fratture orbito-zigomatico-malari e le fratture delle ossa nasali.

Una frattura è una soluzione di continuo di un segmento osseo, ma talvolta può interessare i tessuti molli e le strutture vascolo-nervose. Le fratture possono essere di diversi tipi: dirette o indirette, composte o scomposte, totali o parziali. In base al tipo di trauma possono essere classificate in: traumatiche, balistiche e patologiche. Le fratture traumatiche sono quelle in cui la forza vulnerante supera la normale resistenza dell’osso e seguono generalmente le linee di debolezza dell’osso; le fratture balistiche sono quelle in cui la forza vulnerante supera la resistenza delle linee di forza dello scheletro e solitamente sono comminute; le fratture patologiche sono quelle che interessano un osso indebolito da una patologia antecedente al trauma.

La sintomatologia varia a seconda del tipo di frattura e del distretto colpito. Le fratture della mandibola possono interessare il corpo mandibolare o i condili mandibolari e possono essere associate alla perdita di uno o più elementi dentari; il paziente in questo caso si presenta con diversi segni come: malocclusione, ecchimosi, edema, deviazione della linea interincisale. Le fratture del mascellare possono essere parziali o totali: le fratture parziali interessano il margine alveolare, la tuberosità del mascellare, la porzione incisiva e la volta palatina; le fratture totali comprendono le fratture di Le Fort I, II e III e la disgiunzione intermascellare. Segni e sintomi di queste fratture sono: edema, perdita dell’occlusione, ecchimosi a farfalla periorbitaria, serramento mascellare, parestesie e diplopia. Le fratture dell’orbita possono essere distinte in vari sottotipi: fratture con intrappolamento dei tessuti molli nella rima di frattura, fratture scomposte con erniazione dei tessuti molli e fratture con dislocazione ossea nel seno mascellare. Queste fratture sono caratterizzate un’alterazione del visus del paziente, come la diplopia o l’enoftalmo; altri segni tipici sono: ecchimosi ed edema palpebrale, emorragia subcongiuntivale e diestesia. Le fratture dell’osso zigomatico limitano i movimenti di apertura e chiusura della bocca, perché il processo coronoideo della mandibola impatta sull’osso zigomatico. Queste fratture sono di difficile valutazione a causa dell’edema dei tessuti molli, possono essere caratterizzare da un’ecchimosi nella sottomucosa orale.

La diagnosi di un trauma del distretto maxillo-facciale si esegue inizialmente con l’anamnesi e l’esame obiettivo del paziente, in cui attraverso l’ispezione e la palpazione si valutano: l’alterazione dei profili ossei, l’occlusione, la presenza di edema, dolore, ecchimosi e ferite. Successivamente si passa alla valutazione del trauma attraverso gli esami strumentali, che possono essere di prima istanza, come la RX del cranio o l’ortopantomografia, e di seconda istanza come la TC con ricostruzione 3D e la risonanza magnetica per l’ATM.

Il trattamento delle fratture deve essere tempestivo e non deve superare i 15 giorni dal trauma. Comprende tre fasi: l’esposizione, la riduzione e la fissazione. Il chirurgo attraverso l’esposizione accede alla rima di frattura mediante incisioni cutanee o mucose; la riduzione consiste nel riposizionamento delle ossa fratturate nella loro sede originaria; infine attraverso la fissazione si immobilizzano i capi ossei fratturati con placche e viti in titanio.